La vegetazione è costituita da boschi (in prevalenza allo stato ceduo o ceduo matricinato), pascoli, pascoli cespugliati e prati falciabili.
Il territorio di Torricchio rientra nei seguenti piani altitudinali:
-Piano submediterraneo o collinare, corrispondente alla fascia climax del Quercus pubescens di Marchesoni. Secondo questo autore
il limite del piano collinare si pu� fissare sui versanti a Nord a 900-1000 m di altezza e su quelli a Sud a 1200-1300 m. Questo valore � da ritenersi valido soprattutto nei due versanti della Val di Tazza dove il bosco di carpino nero e orniello arriva con una propaggine fino a 1300 m nel versante pi� a Sud, mentre in quello pi� a Nord oscilla grosso modo tra i 900 e 1000 m.
-Piano montano, corrispondente alla fascia climax del Fagus sylvatica di Marchesoni; quest�ultimo comprende tutta la zona montana fino al limite potenziale del bosco.
Nel territorio considerato non � rappresentato il piano alto-appenninico dato che il punto pi� alto si raggiunge con la cima del monte Fema a quota 1570.
Gli aggruppamenti vegetali distinti sono i seguenti:
- Formazioni erbacee
- Prato falciabile a Cynosurus cristatus
- Pascolo a festuca (Festuca ovina)
- Pascolo aperto a festuca
- Pascolo a Sesleria (Sesleria nitida)
- Pascolo a Brachipodio (Brachypodium pinnatum)
- Pascolo cespugliato
- Formazioni arbustive ed arboree
- Bosco di carpino nero (Ostrya carpinifolia) e di orniello (Fraxinus ornus)
- Ceduo composto
- Ceduo
- Ceduo aperto
- Bosco di faggio (Fagus sylvatica)
- Ceduo composto
- Ceduo
Prati falciabili
I prati falciabili costituiscono una formazione vegetale di tipo secondario la cui origine � da attribuirsi alla distruzione dell�originario bosco di faggio, la cui conservazione viene garantita da parte dell�uomo che opera lo sfalcio e la concimazione.
Grazie alla particolare geomorfologia del terreno (si tratta quasi sempre di avvallamenti), i prati falciabili sono caratterizzati dall�avere uno strato di suolo molto profondo che riesce a trattenere una buona percentuale di umidit�. La loro composizione floristica � particolarmente ricca di elementi mesofili.
Dal punto di vista fitosociologico i prati falciabili di Torricchio si possono attribuire all�alleanza del Cynosurion per la presenza di molte specie caratteristiche tra le quali Cynosurion cristatus, Trifolium repens, Lolium perenne e alcune altre.
Fisioniomicamente questo tipo di vegetazione � facilmente riconoscibile perch� caratterizzato da una cotica erbosa molto densa e, soprattutto nel periodo di massima fioritura, per la vivace policromia dovuta alla moltitudine di specie fiorite.
Lo sfalcio viene praticato una sola volta all�anno verso la fine di giugno. Se nel periodo estivo c�� abbondanza di precipitazioni si ha un ricaccio vegetativo che permette il riformarsi in autunno di uno strato erboso meno alto, ma sempre molto compatto, tanto che in qualche caso � conveniente un secondo sfalcio. Per quanto riguarda la vegetazione questa pratica veniva normalmente eseguita facendo sostare il bestiame (soprattutto ovini) durante la notte in appositi recinti denominati "stazzi" che venivano continuamente spostati in modo da concimare l�intera superficie.
Dopo lo sfalcio questi prati vengono abitualmente pascolati dal bestiame , ed � per questo motivo che molti autori preferiscono, per tali formazioni, la denominazione di prati-pascoli.
I prati falciabili sono presenti in tutta una zona adiacente al Casale Piscini, con una stretta fascia che si prolunga verso il Pian della Cuna fino al bosco di Fematre.
Pascoli
I pascoli rappresentano il tipo di vegetazione pi� diffuso in tutto il territorio esaminato. La loro origine � secondaria perch� sono sempre situati al di sotto del limite potenziale del bosco.
Ecologicamente si possono definire pascoli di tipo xerico a causa della aridit� estiva ( durante tale periodo si pu� avere assenza di piogge per pi� di un mese) e del tipo di suolo in genere molto scarso e a scheletro sassoso.
Dato lo scopo e le finalit� cui il territorio � destinato, si � cercato di porre principalmente attenzione al loro stato di conservazione; mentre per la loro classificazione ci si � limitati a fare una prima distinzione in base alla presenza di certe specie pi� significative e sono stati cos� raggruppati in pascoli a festuca (Festuca ovina) pascoli a brachipodio (Brachypodium pinnatum), pascoli a sesleria (Sesleria nitida).
Sono stati quindi distinti in pascoli a cotica erbosa continua e aperta, in base al grado di copertura delle specie presenti.
Pascoli a Festuca ovina
I pascoli denominati a Festuca ovina rappresentano un tipo di vegetazione abbastanza vario sia per quanto riguarda la composizione floristica, sia per quanto riguarda il grado di copertura della vegetazione stessa. Infatti in molte zone lo stato di degradazione � talmente avanzato che sono nettamente predominanti sassi affioranti e terreno nudo sulle poche specie pabulari presenti.
Pascolo chiuso
Il pascolo a cotica erbosa chiusa � inquadrabile in parte nell�alleanza dello Xerobromion.
Aspetti pi� mesofili presentano i pascoli della cima del M. Cetrognola, della parte sommitale del Colle Rotondo, quelle che si trovano sul colle a Sud del M. Cetrognola (compreso tra quest�ultimo e il Pian della Cuna).
La presenza di specie come Eryngium amethystinum, Onosis spinosa e Carlina caulescens, � soprattutto legata allo stato di abbandono dei pascoli come si pu� notare osservando gli appezzamenti abbandonati da diversi anni.
Il pascolo a Festuca Ovina si pu� distinguere in alcune facies particolari come quelle caratterizzate dai "cuscini" di Astragalus sempervirens che sovente forma dei popolamenti puri molto densi.
Un altro aspetto che merita di essere ricordato � quello delle aree circostanti i grossi faggi isolati di montagna, le cosidette "merigge", alla cui ombra il bestiame sostava durante le ore pi� calde. Queste aree di limitata estensione sono facilmente riconoscibili perch�, grazie alla maggiore nitrofilia del terreno, presentano una vegetazione pi� rigogliosa e dal colore verde pi� intenso caratterizzato dalla presenza di specie come Asphodelus albus, Rumex acetosa, Dactylis glomerata.
Questi pascoli a cotica erbosa chiusa son distribuiti praticamente in tutte le zone con terreno ad andamento pianeggiante o di scarsa pendenza, come la parte sommitale di Monte Fema e le sue propaggini a Sud, la cima del Colle Rotondo, del Colle Faedo, le parti pi� elevate del Monte Cetrognola e del Monte Torricchio con il rispettivo crinale che li collega, e altre ancora di minore estensione.
Pascolo aperto (cop. 50-80%)
Nei pascoli aperti con grado di copertura compreso tra il 50 e l�80%, la vegetazione non � quasi mai distribuita in maniera omogenea, ma piuttosto in maniera discontinua in cui tratti di vegetazione chiusa si alternano tratti con terreno degradato e vegetazione scarsa o addirittura nulla. In questo caso la testimonianza pi� tipica � data dai pascoli scalinati la cui origine � senz�altro da ascriversi all�eccessivo sovraccarico di bestiame, il cui calpestio (provocando la rottura della cotica erbosa) ha formato numerosi stradelli che corrono pi� o meno parallelamente lungo le fiancate della montagna.
Dal punto di vista floristico non ci sono sostanziali differenze con i corrispondenti pascoli chiusi.
Questo tipo di pascolo si estende lungo alcuni tratti delle pendici orientali ed occidentali del Monte Cetrognola e Monte Torricchio, e in alcune parti delle pendici del Monte Fema. Le aree di maggiore estensione si trovano comunque nella Val di Tazza soprattutto nel versante orografico di sinistra.
Pascolo aperto (copertura inferiore al 50%)
I pascoli aperti con grado di copertura inferiore al 50%, dato il loro grado di copertura molto scarso e quasi sempre frammentario, assumono una loro fisionomia particolare; in essi il terreno � stato per la massima parte asportato e permane un piccolo strato di suolo solo dove la scarsa vegetazione � riuscita a trattenerlo.
Dal punto di vista floristico si ha un forte impoverimento delle specie presenti.
La presenza di Drypis spinosa ed il suo significato di specie pioniera dimostrano come in molti casi questi pascoli siano ormai ridotti allo stato di brecciao.
Drypis spinosa � comune nella parte bassa della Val di Tazza.
E� interessante in questi pascoli anche la presenza della Paronychia capela perch� di solito sui Sibillini si trova sul piano cacuminale, mentre nel territorio in esame � distribuita tra i 1200 e i 1350 m circa, e tale abbassamento pu� essere spiegato come un fenomeno di dealpinizzazione dovuto ad un effetto di vetta.
In genere la causa della degradazione di questi pascoli va ricercata nel disboscamento operato nei secoli scorsi soprattutto nei versanti pi� ripidi. Questo fenomeno � evidente nei due versanti della parte alta della Val di Tazza in cui l�erosione dei pascoli inizia proprio dove si ha una forte accentuazione della acclivit�.
Pascolo a Sesleria nitida
La Sesleria nitida, abbastanza comune nei rilievi montuosi della Marche, � distribuita nel nostro territorio prevalentemente nei pascoli degradati e pi� esposti al vento; solo sporadicamente � presente nei pascoli a cotica erbosa chiusa, come in alcuni tratti delle pendici Sud-occidentali del Monte Fema dirimpetto al Colle Rotondo.
Aggruppamenti a Sesleria nitida si trovano nei pascoli degradati delle pendici Nord-occidentali del Monte Fema , della zona Valcaloni, e della parte pi� alta delle pendici Sud-orientali del Monte Torricchio.
Fitosociologicamente questi pascoli rientrano nell�alleanza Seslerio-nitidae-Xerobromion.
Pascolo a Brachypodium pinnatum
Il brachipodio, comune nell�Appennino (soprattutto nelle zone una volta poste a coltura e ora in via di abbandono, dove � conosciuto con il nome di falasca), � abbastanza diffuso anche nel territorio di Torricchio dove caratterizza il pascolo in maniera diversa a volte determinando uno strato monospecifico a falasca, oppure manifestandosi con le tipiche chiazze a macchia d�olio.
Dove i popolamenti a Brachypodium pinnatum sono pi� densi ad esso si accompagnano prevalentemente altre graminacee tra cui: Dactylis glomerata, Anthoxanthum odoratum, Festuca ovina, Bromus erectus ed altre.
Uno strato quasi monospecifico a falasca si ha nella vasta radura che dai pressi della Fonte di Carafiume si inoltra dentro alla faggeta di La Cesa (in cui lo strato erbaceo oltre che denso � anche molto alto); inoltre si hanno pascoli a brachipodio nella parte pi� elevata del Monte Fema, sulle pendici Nord-occidentali di Colle Rotondo, nel canalone tra il colle omonimo e il Monte Fema, sulle pendici Sud-occidentali del M. Cetrognola, sul Monte Torricchio, etc.
In tutti i casi menzionati questo pascolo si presenta sempre con una copertura a cotica erbosa chiusa.
Pascoli cespugliati
Nei pascoli � stata segnalata anche la presenza dei cespugli, con una distribuzione non uniforme ma localizzati solo in alcune zone.
Ad eccezione di pochi casi in cui si � rinvenuto qualche esemplare di Rosa canina e Prunus spinosa ( tra l�altro molto spesso in prossimit� del bosco o in corrispondenza di sentieri), in piena area di pascolo i cespugli sono dati quasi sempre dal ginepro (Juniperus communis) e dal citiso (Cytisus sessilifolius). Il citiso � dato sempre da cespugli molto bassi e in genere occupa delle aree pi� ristrette; mentre il ginepro, con la sua distribuzione a cuscinetti sparsi, interessa un�area molto pi� vasta. Come risulta da testimonianze del luogo, questa essenza aveva negli anni passati una distribuzione molto pi� ampia, in quanto � stata tagliata sia per migliorare il pascolo sia perch� il suo legno veniva preferibilmente utilizzato dagli abitanti dei paesi vicini per cuocere il pane, date le sue caratteristche aromatiche.
Formazioni arbustive ed arboree
Volendo studiare la vegetazione potenziale del territorio in esame, si dovrebbe ritenere l�intera superficie ricoperta da formazioni forestali; in realt�, come detto precedentemente, il bosco per buona parte � stato distrutto dall�uomo e sostituito dal pascolo in qualche caso dalle colture e dai prati falciabili.
L�area boschiva pi� importante ai nostri fini � quella che ricopre i due versanti della parte media ed inferiore della Val di Tazza, in quanto rientra per un buon tratto nella riserva. Mentre nella parte pi� alta della valle il bosco purtroppo � limitato a pochi lembi e spesso frammentari, fanno eccezione le pendici Nord-Ovest (nella zona di Colle Rotondo) e le pendici basali di monte Cetrognola (nella zona di la Forca), in cui sono rimasti due lembi di discrete dimensioni e abbastanza ben conservati.
Considerando l�orientamento della Val di Tazza e studiando la distribuzione del bosco, risulta evidente la dissimmetria ecologica dei due versanti: infatti in quello esposto pi� a Nord si ha un bosco sempre chiuso e, pur trattandosi di un ceduo, non mancano elementi arborei che raggiungono i 6-8 m di altezza; inoltre, nonostante la forte pendenza, il suolo � sufficientemente profondo. Nel versante esposto pi� a Sud, invece il manto vegetale � ridotto per lo pi� ad una boscaglia molto rada con esili tratto di suolo.
L�influenza antropica passata � stata molto intensa anche nelle zone dove � rimasto il bosco, il quale ha perduto la fisionomia originaria ed � stato per lo pi� ridotto allo stato di ceduo, con alcune aree, di solito non molto estese, allo stato di ceduo matricinato.
I tipi di bosco esistente nel nostro territorio sono il bosco di carpino nero, (Ostrya carpinifolia) e orniello (Fraxinus ornus) e il bosco di faggio (Fagus sylvatica). La loro individuazione � stata abbastanza semplice perch� queste formazioni sono comuni nell�Appennino Umbro-Marchigiano e rappresentano i residui della vegetazione climax, rispettivamente del Piano collinare e del Piano montano.
Bosco di carpino nero e orniello
Il bosco di carpino nero e orniello dal punto di vista fitosociologico viene inquadrato nell�alleanza dell�Orno-Ostryon, esso occupa i due versanti della Val di Tazza, a partire dal fondovalle.
Il bosco presente nella zona compresa tra Le Porte e la zona di Le Fontanelle (versante a Nord ) � ridotto allo stato ceduo con pochi lembi di limitata estensione trattati a ceduo matricinato; grazie all�esposizione favorevole del versante e considerato che l�intervento antropico � ormai cessato da molti anni, si pu� notare nel complesso una buona capacit� rigenerativa dello strato arboreo. Purtroppo lo stesso discorso non si pu� fare per il versante rivolto a Sud, in cui (nonostante la cessata attivit� antropica), il bosco � rimasto in una condizione di forte degradazione e per lo pi� ridotto ad una boscaglia rada il cui grado di copertura scende spesso al di sotto del 60%; le piante sono per lo pi� allo stato arbustivo ed il suolo � poco profondo ed impoverito di humus.
Dove il bosco � pi� rado non si ha un sottobosco tipico, ma si hanno quasi esclusivamente specie di pascolo.
Alla condizione sopra descritta fanno eccezione solo pochi lembi di bosco chiuso. In questi casi sono presenti praticamente gli stessi elementi arborei ed arbustivi rinvenuti nel versante Nord, per� in percentuale � maggiore la presenza di specie pi� termofile come ad esempio la roverella (Quercus pubescens). Questultima � distribuita un po� in tutto il versante, ma con degli accentramenti in alcune zone che possono essere considerate proprio delle varianti termofile del bosco poco prima descritto. La termofilia di questo versante � dimostrata dalla maggiore diffusione del leccio; nel tratto pi� stretto della valle esso � distribuito in tutte e due i versanti sugli speroni rupestri che emergono dalle ripide pendici basali. Il suo insediamento � particolarmente evidente in localit� Le Porte.
Questo punto della valle presenta un interessante fenomeno di inversione termica: in alto, sui piccoli terrazzi o sulle fessure ricavate dalla roccia, si ha il leccio; in basso, dove la valle si riapre leggermente, si ha l�orno-ostrieto con sottobosco ricco di elementi mesofili, favoriti dal clima particolarmente fresco ed umido dovuto al fatto che il sole, in questo punto della valle, non riesce a penetrare fino in basso.
Bosco di faggio (Fagus SYLVATICA)
Il bosco di faggio (inquadrabile nell�alleanza Eu-Fagion) rappresenta la formazione forestale climax degli Appennini al di sopra dei mille m di altezza; di esso restano attualmente nella riserva solo alcune aree frammentarie a causa del disboscamento a favore dei pascoli.
Nella riserva la faggeta � presente nella parte pi� elevata della Val di Tazza e nella zona di La Forca; in vari punti sono poi sparsi lembi di faggeta pi� piccoli e faggi isolati o a piccoli gruppi.
Per quanto riguarda la Val di Tazza, la distribuzione del bosco di faggio rende ancora pi� evidente la dissimmetria ecologica dei due versanti. Infatti in quello esposto pi� a Sud si ha quasi sempre orno-ostrieto anche nella parte pi� elevata: la faggeta � ridotta ad un piccolissimo lembo sopra i 1150 m vicino al Fosso di Grugnoleta e a pochi lembi isolati sopra alle Fontanelle e sopra al Casale Piscini. Nel versante pi� a Nord, invece, la parte alta del bosco � tutta costituita da una faggeta che comprende una fascia unitaria ed estesa nelle pendici di La Cesa e delle aree pi� piccole al di sopra di Le Fontanelle.
Nel complesso questo tipo di bosco gode di uno stato di conservazione migliore rispetto a quello precedentemente descritto sia per quanto riguarda il grado di copertura (non si hanno casi di bosco aperto) sia per quanto riguarda le condizioni del suolo e del sottobosco.
Quest�ultimo di solito � abbastanza povero di specie, ma presenta ogni tanto delle isole con una flora pi� ricca.
Lo strato arboreo oltre che dal faggio (che � la specie dominante) � caratterizzato anche da Acer obtusatum e Pirus aria. Sporadicamente sono stati rinvenuti anche Ilex aquifolium e Taxus baccata, ma quasi sempre ridotti in forma arbustiva o cespugliosa. Dell�agrifoglio � rimasto qualche esemplare anche in piena area dei pascoli.
In merito al trattamento, per la maggior parte si tratta di un bosco ceduo con molte superfici governate a ceduo matricinato in cui le matricine raggiungono dimensioni ragguardevoli.
Il bosco di La Cesa, compreso in buona parte nella riserva, costituisce senz�altro il patrimonio forestale pi� importante dell�intero territorio, perch� il ceduo, oltre essere chiuso e, abbastanza fitto, non � stato pi� tagliato da molti anni (circa 35-40) permettendo cos� ai polloni di raggiungere dimensioni ragguardevoli. Particolarmente interessanti sono alcune aree trattate a ceduo matricinato in cui le matricine (per il cessato sfruttamento antropico) hanno potuto raggiungere dimensioni elevate superando i 10 m di altezza, come alla cosiddetta "Posta di Lucchetti" (dal nome dell�ex proprietario) dove i faggi che costituiscono il bosco sono stati lasciati crescere indisturbati perch� potessero fungere da richiamo e da luogo di sosta per le palombe. In alcuni punti del bosco si possono ancora riconoscere tracce della passata attivit� antropica come piccole spianate dove venivano accese le carbonaie e i residui di un forno rudimentale che veniva usato dai boscaioli.
Anche in questo caso la maggior parte degli elementi arborei � costituita da grossi faggi, non mancano per� Acer obtusatum, Pirus aria e qualche raro esemplare di Osrtya carpinifolia; senza considerare gli innalzamenti altimetrici dovute a cause particolari, possiamo ritenere che in questo versante la faggeta diventi monospecifica sopra i 1200 m.
Dopo il bosco di La Cesa, all�interno della riserva si hanno altre due faggete importanti: quella situata sulle pendici che collegano il Colle Rotondo a Monte Fema, e quella sulle pendici Sud occidentali del Monte Cetrognola, in prossimit� di La Forca.
In tutte e due i casi si tratta di un ceduo matricinato in cui molti esemplari hanno potuto raggiungere dimensioni di alto fusto. Nella zona di La Forca sono stati predisposti lavori di rimboschimento con essenze di faggio ed altre specie arboree caratteristiche della faggeta, allo scopo di estendere la fascia boschiva a buona parte delle pendici Sud occidentali del monte suddetto.
Un cenno particolare meritano i faggi isolati o a piccoli gruppi sparsi in vari punti del territorio e appositamente lasciati per permettere al bestiame al pascolo di ripararsi durante le ore di maggiore calura.
Questi esemplari di faggio nelle Marche vengono denominati, per i motivi sopra esposti "merigge"; si tratta quasi sempre di piante molto vecchie e che presentano in proporzione, delle chiome molto larghe rispetto all�altezza. Nel territorio preso in esame queste "merigge" sono presenti soprattutto nelle parti sommitali delle montagne e sono sparse sia sul Monte Fema, sia sul Monte Cetrognola, che sul Monte Torricchio.
In tutta la zona di La Cesa � molto difficile da individuare il limite di separazione tra il bosco di faggio e il sottostante bosco a carpino nero ed orniello a causa delle oscillazioni altimetriche che tale limite subisce in alcuni tratti del versante e per il fatto che il faggio a volte scende abbastanza in basso. Gi� a 850 m di altezza si hanno alcune aree di bosco ceduo matricinato in cui le specie del ceduo sono quelle tipiche dell�orno-ostrieto e le matricine sono date per lo pi� da faggio.
Per rappresentare questo fenomeno abbiamo indicato come bosco di compenetrazione quello in cui la distribuzione percentuale del faggio � compresa tra il 20% ed il 60% rispetto agli altri elementi arborei. Nella riserva la fascia di compenetrazione inizia praticamente poco sopra al Fosso di Valcaloni ed arriva fino ai pressi di Le Fontanelle; a seconda dei casi oscilla tra i 950 e i 1150 m con nuclei isolati situati poco sopra gli 850 m di quota.
L�innalzamento di questo limite fino a quota 1150 si verifica solo in un caso e si spiega preferibilmente per il fatto che il bosco � stato, in questa zona, tagliato in maniera intensiva abbastanza di recente; gli elementi arborei che lo compongono sono infatti tutti di giovane et�. Evidentemente nella riformazione del bosco gli elementi pi� termofili dell�orno-ostrieto devono essere stati favoriti a svantaggio delle giovani piante di faggio a causa delle loro esigenze sciafile. Intorno a questa quota ricordiamo di aver notato qualche piccolo esemplare di roverella.
Stato 1976; Carlo Francalancia