La Riserva naturale di Torricchio esiste dal 1970 per iniziativa dell’Istituto di Botanica di Camerino (ora Unità Diversità Vegetale e Gestione Ecosistemi della Scuola di Bioscienze e Medicina Veterinaria) e si estende in un’area di 317,12 ettari sita nei comuni di Pievetorina e Montecavallo (Provincia di Macerata), ottenuta in donazione dal marchese Mario Incisa della Rocchetta, Presidente dell’associazione italiana del W.W.F. Si tratta dunque della prima area protetta istituita nelle Marche; nei giorni 23-25 giugno 1995 il Dipartimento di Botanica ed Ecologia ha organizzato il convegno sul tema "Dinamismo della Vegetazione" in occasione del 25° anniversario della sua istituzione.
Caratteristiche ambientali della Montagna di Torricchio
La Montagna di Torricchio era una tenuta in zona montana destinata al pascolo degli ovini che vi risalivano dalla campagna romana.
Il suo territorio si estende fra 820 e 1491 m in Val di Tazza, laterale della valle del Chienti, fra i monti Cetrognola (1575 m) e Torricchio (1444 m), sull’Appennino Umbro-Marchigiano; fa parte quasi interamente del bacino del Chienti, versante adriatico, ad esclusione di una piccola parte delle pendici sud-ovest del Monte Cetrognola che appartiene idrograficamente all’alta Val Nerina e dunque al versante tirrenico.
Oltre alla superficie occupata dagli incolti stradali (strade interponderali) e dal fabbricato del Casale Piscini, il territorio della riserva comprende pascoli, prati e boschi, suddivisi come riportato nella Tab. I:
Tab. 1 - Ripartizione territoriale della Riserva naturale Montagna di Torricchio.
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Pascoli nudi ha 203,77
Pascoli cespugliati ha 13,63
Prati falciabili ha 12,89
Boschi cedui (con nuclei d’alto fusto) ha 86,51
Incolti stradali e fabbricati ha 0,30
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Totale ha 317,12
La maggior parte della riserva é quindi occupata da pascoli, in parte cespugliati, diffusi sui versanti e sui pianori sommitali, e da prati falciabili nelle aree di fondovalle nei pressi del casale Piscini. Il bosco, governato a ceduo con alcuni nuclei di alto fusto, é presente soprattutto nei versanti della Val di Tazza, ma qualche boschetto si trova anche sul Monte Cetrognola; fino a 950 m la vegetazione é rappresentata da boschi di orniello (Fraxinus ornus) e di carpino nero (Ostrya carpinifolia) e quindi, sopra tale quota, di faggio (Fagus sylvatica); nelle faggete é presente anche l’agrifolio (Ilex aquifolium) e il tasso (Taxus baccata).
Il territorio della riserva é delimitato verso il fondovalle da zone rupestri molto scoscese, sulle quali cresce il leccio (Quercus ilex), e da una gola rocciosa denominata "Le Porte".
La fauna é rappresentata da diverse specie animali tipiche dell’Appennino, come lepre, scoiattolo, volpe, donnola, tasso, faina, starna e coturnice; di passaggio, va segnalato anche il lupo appenninico, di cui sono stati uccisi diversi esemplari negli anni 1977-1993 in località situate nei pressi della riserva.
A 1126 m di quota, su un terrazzo prossimo al fondovalle, si trova il Casale Piscini, un’edificio la cui costruzione risale al 1874, che serviva da ricovero per i pastori nel periodo dell’alpeggio estivo ed ora, dal 1970 in poi, come punto di appoggio per la gestione della riserva.
Istituzione della Riserva
Il 27 aprile 1970 il Marchese Mario Incisa della Rocchetta firmò in Roma l’atto di donazione della sua proprietà "Montagna di Torricchio" in favore dell’Università di Camerino, allo scopo di destinarla ad area protetta; il 14 ottobre 1970 é stato registrato l’atto di accettazione da parte dell’Università. Da tale data, la montagna di Torricchio é stata sottoposta a regime di tutela, con il controllo e la responsabilità dell’Istituto di Botanica dell’Università di Camerino e sotto l’egidia dell’associazione italiana per il W.W.F. Nel 1979 con Decreto Ministeriale del Ministro Agricoltura e Foreste, la Riserva naturale integrale Montagna di Torricchio, viene inclusa nella "rete europea di riserve biogenetiche".
Nell’ambito della legge quadro sulle aree protette (L. n. 394, 6 dicembre 1991) il Comitato per le aree naturali protette ha inserito la Riserva naturale Montagna di Torricchio nell’Elenco Ufficiale delle aree naturali protette, quale riserva naturale statale.
Gestione della riserva
La Riserva naturale di Torricchio é una riserva integrale destinata in prima istanza alla ricerca scientifica. I visitatori possono accedervi esclusivamente per motivi di studio e ricerca, ed accompagnati dal personale docente/autorizzato o con apposito permesso.
La Riserva naturale di Torricchio é l’unico caso in Italia di un’area protetta gestita da un’Università, assieme alla Riserva naturale Bosco Siro Negri (di 6 ettari) dell’Università di Pavia.
Ricerche scientifiche
A partire dal 1976, l’Istituto di Botanica dell’Università di Camerino ha iniziato la pubblicazione della serie denominata "La Riserva naturale di Torricchio" (R. N.T.), che contiene contributi con i risultati delle ricerche eseguite nella riserva e articoli su problemi di gestione delle aree protette, in particolare quella di Torricchio.
Le ricerche eseguite si riferiscono alla flora , vegetazione, fauna, geologia, geomorfologia e pedologia. Nella Tab. 2 é riportato un riassunto dello stato attuale delle conoscenze sulla flora e sulla fauna della Riserva naturale di Torricchio.
Tab.2 - Stato attuale delle conoscenze floristiche e faunistiche nella Riserva naturale di Torricchio
N. Associazioni vegetali
12
N. Specie di Fanerogame
N. Specie Alghe di sorgente
N. Specie di Avifauna nidificante
N. Specie di Aracnidi Opilionidi
N. Specie di Coleotteri Cerambicidi
N. Specie di Macrolepidotteri
N. Specie di Tardigradi
687
38
57
17
35
552
24
Pur non esistendo un censimento completo di tutte le specie della flora e della fauna presenti nel territorio della riserva, i dati esposti evidenziano una notevole biodiversità; almeno in rapporto all’estensione dell’area, il numero delle specie vegetali censite infatti é notevole. Ciò é dovuto al fatto che esistono nella riserva due piani altitudinali di vegetazione (collinare e montano), diversità di ambienti ( pascoli, prati pingui, boschi, forre, ecc.) e diffusi processi dinamici innescatisi a seguito delle misure di protezione. Come accennato in precedenza, nella riserva sono presenti circa 86 ettari di bosco ceduo (con piccoli nuclei d’alto fusto); in essi é stato avviato un monitoraggio degli aspetti evolutivi naturali dei cedui a dominanza di faggio (Fagus sylvatica) all’interno di due aree permanenti.
Dal primo inventario strutturale emerge che nelle faggete il processo dinamico attualmente in corso é determinato dal normale accrescimento, essendo già superata una delle fasi della mortalità selettiva. Nel ceduo invecchiato il sorbo montano (Sorbus aria) é ben inserito nelle chiarie grazie al suo carattere pioniere; in tutti i casi le dimensioni della ceppaia condizionano inoltre direttamente il numero dei polloni attecchiti e l’altezza raggiunta dal dominante.
Altre aree permanenti di studio sono state fissate dal 1986 nei prati cespugliati, per studiare i processi della successione secondaria sui pascoli abbandonati con particolare attenzione a Cytisus sessilifolius. Dalle ricerche in corso emerge il comportamento particolare di tale specie che forma molti arbusteti nelle più diverse situazioni senza però promuovere successivi sviluppi della vegetazione in tempi brevi.
Prospettive conservazionistiche
Sul piano gestionale, la riserva deve far fronte alle necessità legate alle sue finalità conservazionistiche. In particolare il completamento e la manutenzione continua della recinzione perimetrale, assieme ad un adeguato servizio di sorveglianza, sono ormai condizioni essenziali perché il patrimonio culturale della riserva ed i processi ecologici che in essa si manifestano, siano adeguatamente protetti e possano costituire oggetto di ricerche nei vari settori delle scienze naturali e in particolare dell’ecologia.
Il piano di gestione della Riserva naturale di Torricchio, in attuazione della Legge Quadro sulle aree protette, costituirà lo strumento di indirizzo per tutte le azioni che saranno programmate in armonia con le finalità dell’area protetta. La gestione della riserva prevede infatti due direzioni ben distinte:
- l’area occupata dai prati falciabili, sottoposta ad un regime di orientamento allo scopo di mantenere tale tipo di vegetazione seminaturale, altrimenti destinata a scomparire attraverso i processi della successione secondaria;
- la restante porzione del territorio, tutelata integralmente allo scopo di conservare le risorse naturali e i processi ecologici in atto, tra cui quello di ricostituzione naturale della copertura vegetale.